Il pane sotto la neve (per Otranto, per occasioni) è l’esordio
di Antonio L. Verri, pubblicato per la prima volta nel 1983, nella
stessa collana inaugurata, solo pochi mesi prima, da un altro libro di
culto della poesia del «Sud del Sud dei Santi», Forse ci siamo
di Salvatore Toma. Il confronto con la propria vocazione letteraria e
con le proprie radici, che è anche un fare i conti con le tradizioni, la
storia, la letteratura e l’arte dell’Heimat, della piccola patria (il
«sibilo lungo» della cultura contadina, il sacco di Otranto, Carmelo
Bene, Vittorio Bodini, Rina Durante…), è il cuore pulsante delle poesie e
delle prose sperimentali confluite in questa debordante
raccolta-manifesto.
«Il pane sotto la neve è una
raccolta unica nel suo genere, emblematica, perché a partire da
un’occasione storica, quella di Otranto, e dalle occasioni letterarie,
dagli incontri con maestri di inchiostro e di sangue, riesce a sigillare
per sempre un anelito fortissimo per una rivoluzione di senso che sola
può provenire da una pratica politica della poesia. «Fate solo quel che
v’incanta», così scrive Antonio Verri, tra la fine degli anni Settanta e
l’inizio degli anni Ottanta; ricordare questo monito poetico e
riproporlo oggi, in un’epoca di disillusione e smarrimento di tutto ciò
che è incanto, è uno dei messaggi più forti della scrittura di Verri,
che nasce e si muove nell’alveo della poesia anche quando diviene prosa,
cronaca. [...] Non è più la realtà a diventare materia poetica, ma è la
materia poetica che diviene realtà, attraverso i termini e i modi che
Antonio Verri statuisce, scrivendo, con l’antico, un dizionario del
nuovo. Influenzato in ciò da quelli che sono i suoi riferimenti
letterari, ma spinto soprattutto da un lirismo primigenio, con una
ricerca sul senso che si accompagna a una profonda acutezza dell’udito,
quasi all’auscultazione-ricerca di un suono inaudito, mostruoso,
anch’esso naturale» [Luciano Pagano].
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