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lunedì 14 marzo 2022

Bucherer l'orologiaio di Antonio L. Verri (Kurumuny)

Bucherer l’orologiaio, l’ultima opera di Antonio L. Verri, pubblicata postuma nel 1995, è uno strabiliante congegno verbale attraverso il quale l’autore rivendica la sovrana libertà di una scrittura che danza vertiginosamente sul baratro dell’insignificanza. Se il romanzo è, com’è stato detto, il testamento di Verri, o il suo epitaffio, il messaggio che vi si legge lascia sgomenti: la letteratura è azzardo, e chi la pratica deve essere disposto a giocare la sua partita fino in fondo, pur sapendo di perdere. Perché il sogno di Bucherer, e dello stesso Verri, il progetto di trascrivere il mondo dentro un libro è semplicemente impossibile; ma il suo incanto risiede proprio nel ludico martirio dell’invenzione continua.

«Di cosa parla il romanzo, quindi? L’idea stessa di costruire mondi possibili che siano contenitori di parole rende chiaro il fatto che non ci troviamo dinanzi ad una storia in cui l’intreccio viaggia lungo i binari di una linearità evidente. Siamo a Zurigo, in un tempo non definito. C’è una voce narrante interna alla storia che alterna il racconto di sue vicende bizzarre che lo vedono protagonista tra le strade della città, accompagnato da personaggi dai nomi suggestivi come Sally, Hallucigenia e Opabinia, ad uno sguardo testimoniale volto a definire le azioni del personaggio che dà nome al romanzo, Bucherer per l’appunto. Questo orologiaio è impegnato nella costruzione di una specie di Arca, nella quale accumulare materiali vari, strani e a volte di difficile classificazione. Nei tentativi sfiniti di Bucherer di creare la sua Arca, delineati dalla voce narrante, si sente forte l’eco dell’autore che, dopo anni nei quali ha avuto una fiducia cieca nel potere della letteratura in quanto strumento grazie al quale poter cambiare davvero il mondo, si lascia andare ad una scrittura meno orientata al significato e più legata al significante.» [Rossano Astremo]
 

 

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