Presentazione del volume “Nelle vene del mondo (poesie 2020 – 2022) di Donato Di Poce, lunedì 19 febbraio 2024 ore 18,00 presso la Biblioteca Ostinata, via Osti n.6 – Milano. Presentano il volume e dialogano con l’autore Laura Cantelmo e Antonella Prota Giurleo
Nella vasta bibliografia
di Donato di Poce, ricca di raccolte poetiche, di aforismi e di saggi sull’Arte
e sulla Letteratura, questo recente volume delinea, come si conviene a
un’autoantologia, il ritratto dell’artista, evidenziando le predilezioni creative
e di ricerca dell’Autore ed enucleando i principi di poetica elaborati lungo il
suo percorso di scrittura e di esperienza umana.
L’arco di tempo copre una
curva non indifferente: 2000-2022, partendo dai giovanili testi di argomento
amoroso e giocosamente erotico, nei quali si intrecciano, fondendosi, la
ricerca della parola e della verità del discorso poetico, che sono i principi di
riferimento di questo Poeta. L’autenticità del linguaggio, a suo parere, deve
di necessità evitare orfismi e parole innamorate-modalità ormai un po’ usurate
che nei decenni precedenti avevano dominato la scena letteraria nel nostro
paese, senza mai scomparire del tutto.
Rivelatori sono i primi
versi del testo d’inizio, Orizzonte d’attesa: “Nell’orizzonte d’attesa/ restano
le parole che non trovo/ mentre nella mia terra perdo il respiro/e schegge
d’oscura passione/ dilegua il mio cuore/ e quel che taccio/ ha sempre il sapore
dell’incanto”. L’apparizione di una figura sublimata di donna collega i testi
alla tradizione allegorica medievale della lirica d’amore – “…Te nei borghi
persa/ annidata nel cappottino rosa” – rappresentando l’indagine sul linguaggio
e i meccanismi dell’ispirazione poetica: ”Se tu mi baci/ le ciglia della vita
si aprono”.
Il pensiero viene sempre
filtrato dalla corporeità e dalle emozioni, come nel poema L’origine du monde
(2004), altro esplicito esempio di poesia erotica, dove il corpo è protagonista
dei “miei esercizi d’amore”, mentre “nell’anima lievita la visione del corpo/ E
io sono l’angelo d’amore/ Che raccoglie le gocce del piacere”. Echi della
poesia medievale, ma persino del Cantico dei Cantici risuonano nei giochi
d’amore, rappresentati con un realismo che allude, non a caso, al dedicatario
del poemetto, il pittore francese Courbet, al suo realismo immune da ridondanti
simbolismi. L’esplosione ludica del piacere si carica qui di un vitalismo che
ben raffigura tutte le sfumature e le richieste del sogno, del desiderio e dei
tormenti amorosi.
L’ambiguità tra la
tematica dell’amore fisico e quella della fatica dell’espressione poetica –
“desideri incompiuti” – riaffiora in modo più evidente ne Il gorgo dei desideri
(2004):” Le poesie sono pietre posate sull’anima” afferma il Poeta nell’attesa,
finché qualcosa si muove dentro di lui:” Ora sento, c’è la parola/non è ancora
fatta lingua/” “E venne il giorno infine/…/ Dal cuore uscivano parole nuove/ ed
io non sapevo parlare.”
Il principio oraziano “Ut
pictura poesis”, fondamento della sua indagine linguistica e del realismo
descrittivo, è frutto dell’intreccio dei suoi interessi pittorici e letterari.
Eleggendolo a norma, il Poeta lo sceglie anche come titolo di una raccolta di
ritratti di poete e di poeti, nella cui personalità artistica spesso lui stesso
si rispecchia: “E non so spiegare/ Perché i tuoi segni/ Toccano le pareti della
mia anima”, dice rivolgendosi a Mario Benedetti (Ut Pictura poesis, 2016).
Ė nell’aprirsi alla
realtà esterna, alla memoria e al male del mondo che Di Poce approda a una fase
di maturità e di consapevolezza civile sulle orme di P.P. Pasolini e di Enrico
Mattei, come modelli di opposizione al potere: “Noi cercheremo/Quella verità
che sgorga dal vero/E quella poesia che fa sognare/Un nuovo mondo e un nuovo
futuro./ Noi combatteremo l’orgia dei poteri” (Lampi di verità, 2017).
Già nel poemetto sul
dramma del Muro di Berlino, Lungo la East Side Gallery (2008/2009), alternando
toni lirici ed epici, la narrazione ripercorreva con profonda commozione la
storia di violenza e di dolore di “migliaia di spiriti liberi/…/ Durante il tentativo
di fuga/ che non era una fuga/Ma un ritorno alla vita”. La denuncia della
brutale divisione del cuore di una città come Berlino e della Germania stessa
coinvolgeva tutti i muri eretti nel mondo come espressione di odio. A ciò si
univa il pericolo della cancellazione della memoria o della sua banalizzazione
nella volgarità dei souvenirs destinati a orde di” turisti chiassosi,
irriverenti e indifferenti/ Che calpestano le tracce del muro/ E non sanno che
i muri sono loro.”. Non stupirà che persino nell’aspirazione alla libertà il
Poeta si esprima qui in termini erotici: “E cercherò come un seno da
accarezzare/ I germogli di vita che crescono/ Ai bordi della Storia.”
La poetica si va poi
consolidando, come già detto, grazie all’analisi di altri linguaggi – la
Pittura e il Teatro: “Bisogna uscire dal Sé/Dal proprio buio/Dalla propria
assenza”, recita un verso nella raccolta dedicata alla controversa personalità
di Carmelo Bene, L’altro dire (2020). In un tempo di diffusa autoreferenzialità
la ricerca di un “altro dire” significa: “Uscire dalle trappole del proprio
genio/ Dalle trame del quotidiano/Scardinare le porte del proprio buio/…/ E
camminare sul mare del proprio vuoto.” per approdare a un’ aperta speranza:
“Cercare un altro dire/Oltre le rovine del tempo/Dove c’è un tempo nuovo da
vivere/…/Io l’ho visto nascere/…/Negli occhi stellati dei bambini/…/C’è stato
il tempo degli eroi/…/Ma ora è giunto il tempo dei giusti”. Il linguaggio
profondamente emotivo palesa l’amore per il sogno e per l’utopia seguendo un
percorso articolato che si è andato arricchendo nel tempo e lungo il quale gli
interessi intellettuali si affiancano sempre più a temi civili (v. “Binario 21”
sulle deportazioni nei lager nazisti) e a riflessioni filosofiche sulle
profondità della psiche di altri Autori e Autrici contemporanei, tra cui anche
la milanese Alda Merini. Sorge da qui l’interrogazione pressante sul valore
etico della Poesia e dell’Arte che resta al centro della sua scrittura.
Ed è smascherando con
critiche acute e salaci il falso impegno e la disonestà di molti operatori e di
sedicenti intellettuali nell’ambito della letteratura di consumo (“I
Poetocrati”, in La poesia è un diamante grezzo, 2022), che con spietato
sarcasmo Di Poce fustiga i falsi amici, gli opportunisti, i calunniatori e gli
invidiosi, riconoscibili in una burlesca lista di proscrizione redatta con nomi
di fantasia.
La coerenza verso i
principi finora esposti valorizza la sua personalità di saggista e sostiene la
sua ricerca poetica. (Nota di Lettura di Laura Cantelmo – Ass. Culturale Milano
Cosa)
Info Donato Di Poce
https://donatodipoce.blogspot.com/
Mail – I Quaderni del
Bardo Edizioni di Stefano Donno
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