Una poesia, quella di Sereni, che, a
quarant'anni dalla scomparsa, sempre più si conferma nella profondità
della sua umana indagine esistenziale e nella splendida energia
comunicativa della sua parola.
Figura centrale della nostra poesia
novecentesca, in ogni sua opera Vittorio Sereni ha saputo scriverne un
capitolo particolare. Il volume che si ripropone, apparso per la prima
volta postumo nel 1986, ripercorre – identificando anche le edizioni di
riferimento – i momenti essenziali della sua vicenda poetica, scanditi
dai suoi quattro libri con l'importante aggiunta del quaderno di
traduzioni, dove si trova concreta traccia delle sue predilezioni
letterarie per poeti come – tra gli altri – Apollinaire, Char, Williams.
Si inizia con le delicate trasparenze liriche della raccolta d'esordio,
Frontiera (1941), seguita dal Diario d'Algeria (1947), in cui la
tragica vicenda storica della Seconda guerra mondiale, vissuta
dall'autore e subita in prima persona con la prigionia, trova decisiva
testimonianza. Si tratta di un testo classico in cui le lacerazioni del
conflitto e il dramma personale toccano la più alta dimensione
espressiva nella fermezza antiretorica e nella impeccabile pronuncia di
Sereni. Un poeta che, nella coerente fedeltà a se stesso e nella strenua
attenzione alla realtà, riesce a rinnovare ogni volta la fisionomia
della propria scrittura e perviene così, con Gli strumenti umani (1965),
a una tensione viva e potente del linguaggio, a un'assunzione del dato
esperienziale nel corpo del testo, passando dalla castità formale degli
esordi a un dire felicemente abbassato con inserti prosastici, rompendo
«la crosta dell'elegia», come scrisse Montale. La complessità dei
mutamenti epocali si riflette nella consapevole, per quanto problematica
presenza del poeta negli intrecci del reale, ma sempre con un'opzione
di netta apertura alla vita, nonostante la piena coscienza della
precarietà, e tenendo bene aperta «la possibilità di dare voce a tutto
il ventaglio dei sentimenti», come scrive Dante Isella nella Prefazione.
Un'apertura vitale che si esplicita nel quarto capitolo del suo cammino
poetico, Stella variabile (1981), in cui trovano spazio, in perfetto
equilibrio, respiro lirico e spunto meditativo o narrativo, lievità di
accenti e intensi passaggi prosastici. Una poesia, quella di Sereni,
che, a quarant'anni dalla scomparsa, sempre più si conferma nella
profondità della sua umana indagine esistenziale e nella splendida
energia comunicativa della sua parola.
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