Connettivo per la promozione della Poesia in azione ideale con il manifesto di Antonio Leonardo Verri
Connettivo per la promozione della Poesia in azione ideale con il manifesto di Antonio Leonardo Verri
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mercoledì 21 settembre 2022
martedì 20 settembre 2022
Planetario e altre osservazioni di Andrea Gibellini (Marcos Y Marcos)
«La materia è dentro: un lungo canale
scuro tra erbe imbevute della sera,
nelle acque scritte nella notte, ruscello del sentire.»
Lo stile di questa raccolta è molto chiaro, si potrebbe quasi parlare di prosa poetica. Che non a caso, riflette prima di tutto su questa domanda: dove va la poesia? Qual è il suo territorio, quale il nostro rapporto con le immagini, come possiamo entrarvi, quanto la possiamo condividere? Questo il primo tema di Planetario. Ciò che l'uomo costruisce fuori e dentro la natura, assieme e contro la natura, in sintonia quasi musicale con essa, oppure in totale disarmonia. Questo il secondo tema. Quali le grandi paure di noi uomini e donne, quali i ripari, quali i rimedi? Il terzo grande filone attorno a cui ruotano queste poesie.
lunedì 19 settembre 2022
Parabola sub di Luciana Frezza a cura di Antonio Bux (Graphe.it)
Luciana Frezza è stata una poetessa che ha lasciato nel nostro Novecento il suo segno profondo, solcato con lieve ironia. È stata anche fine traduttrice per i maggiori editori italiani dei poeti simbolisti francesi: Laforgue, Mallarmé, Verlaine, Baudelaire, Apollinaire, Proust e altri. A distanza di trent'anni dalla morte, viene qui proposta l'ultima opera pubblicata in vita dall'autrice, Parabola sub, dove si addensa tutta la maturità espressiva di una penna tanto elegante quanto complessa. La poesia di Luciana Frezza si contorna di un leitmotiv pop misto a un barocco funambolico, che spesso ha carattere eversivo e sembra conversare con i poeti "maledetti" che traduceva. Ma è proprio per il suo rigore ritmico che la poesia dell'autrice di origini siciliane si equipaggia di un bagaglio emotivo non semplicistico, anzi, piuttosto cogitante delle volte, mentre in altre pare tendere a un carattere semi-mistico, per la sua peculiarità deflagrante che aspira alla profondità pur rimanendo sulla superficie piana del mondo. Per dirlo con le parole della stessa Frezza, questa è un'opera che cerca tanto il fondo quanto una resurrezione: «Il libro è un tuffo. Parabola sub significa andare a picco perché è andata male, ma nello stesso tempo si approfitta di questo andare a picco per saperne di più. Non c'è un'idea del capovolgimento del mondo, ma di un capovolgimento della visione, come quando si guarda sott'acqua. Scendendo giù si può vedere se stessi come chi ha pensato e sognato tutto. L'intenzione è quella di esplorare in profondità, di battersi. Un venirne poi fuori terapeutico. Di toccare livelli inesplorati. Nel tuffo, dove c'è sicuramente la volontà di risalire».
domenica 18 settembre 2022
Fuoco e ghiaccio. Testo originale a fronte di Robert Frost a cura di Ottavio Fatica e con la traduzione di Silvia Bre (Adelphi)
«Come un pezzo di ghiaccio su una stufa rovente la poesia deve cavalcare il proprio scioglimento». Questa spiazzante formula di poetica racchiude i due estremi del fuoco e del ghiaccio, al centro della visione di Frost come di molti suoi versi - estremi inestricabilmente complementari, di quelli che fanno il tormento e la delizia di critici e lettori. «Ma il bello sta nel modo in cui lo dici» recita un suo verso. Così, dietro i grandi monologhi drammatici espressi in un parlato popolare, come dietro i sonetti e le altre composizioni formalmente ineccepibili da lui predilette - del verso libero diceva che era come «giocare a tennis senza rete» -, c'è sempre qualcos'altro. Qualcosa che ci turba, che ci mette in discussione, e non si lascia domare. Sarà per questo che le sue poesie, anche a leggerle cento volte, manterranno sempre la loro freschezza, continueranno a custodire il loro segreto. In questa vastissima scelta, tratta da tutta la sua produzione, il lettore avrà modo di incontrare il maggiore poeta americano del Novecento, diventato paradossalmente, come tutto ciò che lo riguarda, il più 'moderno', forse perché il più refrattario, ingannevole, e a modo suo audace, fra i grandi modernisti. Quello con cui bisogna ogni volta tornare a fare i conti.
venerdì 16 settembre 2022
Luigi Medri. Poesie a cura di Athos Geminiani e Gilberto Gavioli (Ediz. del Foglio Clandestino)
Note di Simonetta Medri, Giulio Franceschi, Paolo Lezziero, Roberto Marchi, Giorgio Oldrini, Cinzia Polino e Vasco Pasqualini
Jorge Luis Borges, citando l’editore Franco Maria Ricci, scriveva: «Pubblichiamo per non passare la vita a correggere i manoscritti». Potrebbe essere questa una delle ragioni per la nascita di questo libro, frutto dell’infinita perseveranza del poeta, e della dedizione di alcuni suoi amici-lettori. Un libro che mancava, un libro atteso, felice, che stupirà coloro che tra le pagine incontreranno un nuovo poeta. Un poeta che avrebbe cent’anni e che di molti secoli e parole si è nutrito. Il destino della poesia è di essere mutevole, anche tra le mani dei suoi autori. Chi la asseconda, deve lavorare, lavorare con la penna o la matita e cercare senza sosta. Anche se muove o cancella soltanto una virgola, questo segno delicato e svolazzante, leggero ma con la forza e la capacità di mutare un intero periodo, di rompere il blocco di una situazione, di stabilire le pause di un dialogo, di una vita. Come ben scriveva con rara arguzia Paolo Lezziero, poeta e anch’egli animatore culturale della nostra città. Le poesie di Medri nascono e rinascono più volte, non c’è mai il tempo di battezzarle perché muoiono in parte e poi di nuovo rinascono arricchite o semplicemente modificate. Non più o meno belle, la base è sempre quella di un lavoro alto, di un
collaudo sempre più efficace. Perché una virgola spostata può cambiare il mondo, sicuramente quello interiore del poeta […]. È una mania? Una fissazione? No. È il culto del bello ricercato attraverso la parola mai sufficiente a rendere l’idea interiore. Il libro raccoglie tutte le poesie di Medri, nella loro versione finale, per quanto possa essere definitivo un testo in poesia. Questo lavoro affettuoso e preciso consente ai lettori di scoprire un poeta, che rinasce ora e torna a camminare per le nostre strade; un poeta che ci tocca il braccio, delicatamente, invitandoci a conversare con lui, a guardare per qualche istante lo stesso suo orizzonte. Una occasione da non trascurare. Oltre 100 poesie divise nelle sezioni pensate da Luigi Medri, nelle raccolte che videro solo nei sogni la loro realizzazione. E che ora prendono forma, forza e precisione, nella stampa, attraverso la voce dei nuovi lettori: la vostra voce.
Luigi Medri (Gigi) nato nel 1922 a Sesto San Giovanni e qui scomparso il 3 agosto 2018. È stato tra gli animatori della cultura sestese nell’immediato dopoguerra e fino agli anni ’70. In particolare è stato condirettore, con Pietro Lincoln Cadioli, del primo giornale «L’Incontro» e tra i fondatori, dimenticato, della BibliotecaCivica di Sesto San Giovanni. Aggiunge alle raccolte di poesia (La solitudine del giorno; Intermezzo; Le ultime mosche; L’impero del vento; E arcane voci e parole) due opere in prosa: Una storia piccola (1983) e L’ipicì (1988). Nel 1999, a cura della redazione dell’aperiodico «Il Foglio Clandestino», è stata pubblicata la raccolta poetica Antologia personale, seguita nel 2004 dalla Seconda antologia personale, in occasione degli ottant’anni del poeta. L’opera omnia ora realizzata è stata condotta dai curatori sulla base delle ultime revisioni dei testi curate dall’autore fino al 2017.
mercoledì 14 settembre 2022
Comunque spero di Lesja Ukrainka (Carthusia) a cura di Teresa Porcella e con le illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini
"Contra spem spero" è una delle liriche più celebri e potenti della poetessa ucraina Lesja Ukraïnka. Nei suoi versi, con leggerezza e coraggio, esorta a trovare nel dolore e nel pianto la via per sopravvivere, risollevarsi dalle sofferenze, che nella vita inevitabilmente incombono, e continuare a sperare. Figura originale ed emblematica, vissuta a cavallo del '900, Lesja Ukrainka contribuisce a spingere la letteratura ucraina alle vette del lirismo, per contenuto e forma. I suoi componimenti sono espressioni di sentimenti potenti e profondi e di una personalità incredibilmente colta, sensibile e appassionata.
martedì 13 settembre 2022
Disargini di Roberta Calandra (Nulla Die)
Una incursione sfacciatamente sentimentale tra anima, desiderio, limite che diventa principio di trasformazione, nutrita di biografia, mito, suggestioni letterarie. Un'epica del dettaglio ipersensibile, ironica e struggente, come questo tempo di resistenza impone.
lunedì 12 settembre 2022
Ponti sdarrupatu - Il crollo del ponte di Alfredo Panetta (Passigli)
«… Perfettamente integrato nell’hinterland milanese, Panetta coglie
nell’esercizio della lingua che più non si sa l’esigenza di una
restituzione senza sconforto. La memoria in lui diventa possesso mitico,
ed è stato Giancarlo Pontiggia a notare quanto – fin da principio – il
suo verso sembri fatto “di calcinacci, di terra, di grumi, di grondanti
umori”, ma – ribadisco – non di tradizionali lamenti più o meno cupi.
C’è sempre, insomma, nei versi dialettali di Panetta, la concretezza
estrusa di una parola incarnata, che coltiva gli schianti e che pare
sporgere dalle rughe o dalle crepe profonde del vivere… Ma qui,
nell’ultimo libro, c’è qualcosa di nuovo, qualcosa che muove da un
tragico fatto di cronaca e che su quel fatto concepisce un intero e ben
connesso, e laicissimo oratorio, cui tendo a dare un vero e proprio
significato musicale, non foss’altro che per via di quei recitativi che
ci parlano di vite perdute, di una Spoon River d’altri tempi e d’altra
misura, ma sia ben chiaro: non imitativa… A colpire, poi, è un intero
mondo di cemento e di catastrofe, un mondo di tondini che
arrugginiscono, di malta che si sfarina, di stalli e pilastri che cedono
di schianto. Un mondo così apparentemente lontano dalla poesia e così,
invece, coraggiosamente convocato in un libro di forte configurazione
morale…»
Dalla prefazione di Giovanni Tesio
Alfredo Panetta è nato a Locri (RC) nel 1962. Dal 1981
vive a Milano ma continua a scrivere nella sua lingua madre, il dialetto
calabrese del basso ionico reggino. Le sue precedenti raccolte sono:
Petri ‘i limiti (Pietre di confine, Moretti & Vitali, 2005 – premio
Montale Europa per l’inedito), Na folia nt’è falacchi (Un nido nel
fango, Edizioni CFR, 2011 – premio Pascoli), Diricati chi si movinu
(Radici mobili, La Vita Felice, 2015 – premio Thesaurus) e Thra sipali e
sònnura (Tra rovi e sogni, Puntoacapo, 2018 – premio Di Liegro).
Diversi gli altri riconoscimenti ottenuti, in particolare il premio
Gozzano e il Rhegium Julii. Coordina un laboratorio di scrittura poetica
in una scuola primaria di Gallarate e cura una rubrica di poesia
dialettale sul blog della Casa della Poesia al parco Trotter di Milano.
domenica 11 settembre 2022
venerdì 9 settembre 2022
Poesie d'amore. Testo francese a fronte. Ediz. bilingue di Jacques Prévert (Guanda)
Nell'immaginario di molti lettori la poesia d'amore si identifica con la poesia di Jacques Prévert. Ed è una fama meritata, questa, per il grande autore francese. In un secolo in cui la poesia, spesso e volentieri, ha scelto la cifra dell'oscurità e la strada di un'inevitabile distanza dal grande pubblico, Prévert ha avuto il coraggio di andare controcorrente, di mirare dritto al cuore dei lettori, intonare la sua voce sul registro della sincerità e della spontaneità, adottando un linguaggio intessuto di una fitta rete di rimandi, giochi di parole e puntate ironiche. Ma la complessità del mondo prévertiano si estende anche al piano del contenuto e attraversa tutta la gamma del sentimento amoroso: dalla celebrazione della pienezza di un attimo fugace nei folgoranti flash di "Alicante" o "Paris at night", all'evocazione epico-tragica di un componimento come Barbara in cui, nella profondità temporale del ricordo, il lamento per la pena d'amore si fonde con il frastuono della guerra e della storia. Introduzione di Nico Orengo.
giovedì 8 settembre 2022
mercoledì 7 settembre 2022
Le cavie. Poesie 1980-2018 di Valerio Magrelli (Einaudi)
Quarant’anni di poesia alla ricerca di un passaggio fra sperimentazione e comunicazione.
«Venti,
venticinque anni fa leggevo moltissimi poeti italiani. Italiani. Negli
ultimi anni non molto. Amo certi nomi, come Zanzotto. Ho visto cose di
un giovane che mi piacciono, Magrelli» - Joseph Brodsky
«La
sua poesia è un soliloquio scritto con la penna su un quadernetto,
nelle ore più tarde e silenziose della notte. Poesia chiara come acqua
in un bicchiere di vetro e, proprio come quell’acqua, vertiginosa: nella
sua chiarità, annegano gli sguardi. Poesia in cui il pensiero si guarda
pensare, e, nel guardarsi, scompare» - Octavio Paz
«Aveva
ragione Zanzotto quando io, nel mio entusiasmo, incontrando Zanzotto a
Treviso, gli ho parlato di questo Magrelli, Zanzotto da poeta vero, da
grande artista, ha detto c'è il passo della tigre» - Federico Fellini
«C’è un poeta come Magrelli che io metterei molto in alto nella gerarchia» - Andrea Zanzotto
Questo volume riunisce le sei raccolte di Valerio Magrelli: Ora serrata
retinae (1980), Nature e venature (1987), Esercizi di tiptologia
(1992), Didascalie per la lettura di un giornale (1999), Disturbi del
sistema binario (2006) e Il sangue amaro (2014). Grazie all’aggiunta di
dodici testi successivi, il libro presenta dunque una produzione che,
dopo il precoce esordio dal taglio meditativo, è passata a descrivere
paesaggi tecnologici e patologici, toccando timbri di carattere civile,
morale, politico.
Tradotta in molte lingue, l’opera di Magrelli è
stata apprezzata da Italo Calvino, Giorgio Caproni, Elio Pagliarani,
Antonio Porta, Enzo Siciliano e Andrea Zanzotto, mentre tra i suoi
lettori stranieri spiccano Octavio Paz, Iosif Brodskij, Charles Simic,
Yves Bonnefoy e Bernard Noël.
martedì 6 settembre 2022
I fiori del male. Testo francese a fronte di Charles Baudelaire con la traduzione di Giuseppe Montesano (Bompiani)
L'origine della poesia moderna è in questo libro, tra i più celebri e innovativi di tutti i tempi, ponte gettato tra il decadentismo tardoromantico già venato di simbolismo e le forme dei versi modernisti di inizio novecento. Condannato per oltraggio alla morale, I fiori del male fece scandalo per temi e stile espressivo, ma non va giudicato come semplice capostipite della moda del "maledettismo": la potenza verbale dell'io poetico, la consapevolezza di saper vedere meglio e più in là dell'uomo comune, il dono di attraversare l'inferno della vita riconoscendo le corrispondenze interne al mondo sono tutte caratteristiche che oggi corrispondono all'ideale di quello che definiamo poeta.
lunedì 5 settembre 2022
Canzoni in forma di poesia di Andrea Sisti (Vololibero)
Nelle poesie e nelle canzoni di Andrea c'è il
dolore profondo per una umanità sofferente e colpisce la denuncia
coraggiosa della propria fragilità e delle grandi contraddizioni
irrisolte. Umane, personali e sociali.Dalla prefazione di Citto
MaselliQuesto libro raccoglie testi e poesie che testimoniano la grande
maturità artistica di Andrea Sisti, nell'ambito della canzone d'autore e
ora anche nell'ambito della poesia pura.Un libro realizzato in una
veste di gran classe, corredato da immagini che raccontano la sua vita e
le sue intense amicizie.
domenica 4 settembre 2022
Seconda pelle di Giulia Maldarin (Robin)
Quando scrive, sa esattamente chi è. Gioia, rabbia, passione trovano finalmente un posto autorevole nella mente di chi legge, grazie alle parole, fissate sulla pagina. E, per ogni immagine creata, il desiderio che le emozioni, di chi scrive e di chi legge, si riconoscano e si abbraccino, senza riserve. La poesia è un pianeta per l'autrice, dove il quotidiano si sposa con il sogno e un posto in cui la realtà raccontata nei suoi dettagli e nei suoi colori riesce a superare l'ispirazione artistica.
sabato 3 settembre 2022
venerdì 2 settembre 2022
S'i' fosse whisky di di Piji (Morellini)
«S’i’ fosse whisky, arderei tutto il tuo mondo, così dal fegato potrei guardare. / S’i’ fosse Piji, mi tempestarei di brutto, ché pare che quello sappia farlo proprio bene. / Se fossi dio, io mi cambierei cognome. / Se fossi Gaber, proverei a resuscitare.»
La raccolta è una selezione ragionata di scritti tratti dai quaderni di appunti del cantautore romano Piji, scritti che per la prima volta pubblica senza trasformarli in canzone, ma lasciandoli nella loro forma primigenia di pagine poetiche o, più precisamente, come le chiama lui stesso nel sottotitolo del libro, “popsìe, jazztacci, romanticherìe e canzoni senza musica”. Pensieri esistenziali, d’amore, di politica, di musica. Parole alcoliche e quasi sempre notturne, che l’autore si diverte in questo caso a mantenere “ubriache” ovvero semilavorate, scritte di getto, limate ma non troppo. Talvolta attingendo all’ironia, altre volte privandosene e lasciandosi andare al soliloquio, al dialogo allo specchio, mai inteso come puro diarismo, ma sempre come spunto di riflessione che dal particolare possa andare al generale. Verso la realtà, anche quando apparentemente se ne discosta rifugiandosi nel mondo della fantasia e nel significato più nascosto, da decodificare, in cui il primo livello di lettura non è detto che sia tutto ciò che contengono quelle frasi. Una sorta di linguaggio jazzistico fatto di sole parole, ma che possa essere cantato da tutti.
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