"La misura del farmaco" è una raccolta di saggi che tratta autori come
Cristina Campo, Odisseas Elitis (uno dei maggiori poeti neogreci del
Novecento, premio Nobel per la letteratura nel secolo scorso), il
filosofo Nietzsche, ma anche figure mitiche come Orfeo, cui si deve -
secondo le antiche leggende greche - l'invenzione della poesia. Gli
argomenti spaziano dunque dagli ultimi decenni della poesia europea,
vagliata con partecipe testimonianza e fissata in un tempo preciso, fino
al mito e all'antica poesia e filosofia greca. La categoria che
accomuna tutti questi temi è quella del pharmakon, il farmaco appunto
nell'idea originaria di rimedio e di veleno. L'intera raccolta gravita
infatti sulla dialettica malattia/salute: tra le pagine di questo libro
appassionato e vissuto, poesia e filosofia recuperano la loro originaria
finalità: sono un rimedio alla sofferenza e al dolore. E sono proprio
gli ultimi saggi del libro, quelli dedicati alla poesia neogreca, che
ruotano intorno a due aspetti fondamentali del pensiero della
Vincentini: il concetto di pathos (di sofferenza) è ricondotto a ciò che
è naturale, alla categoria del fisiologico (physis, in greco, significa
natura), proprio lì dove il sacro, con parole greche, «splende da
sempre». Per questo il libro trova il suo centro, e il suo senso,
intorno a due figure mitiche e simboliche: quella di Apollo, le cui
frecce insieme feriscono e guariscono; quella del centauro Chirone (uomo
e bestia insieme, secondo il mito), «guaritore ferito» che guarisce
proprio perché porta su di sé il peso di una ferita. Testo sapienziale,
ricco di cultura ma aperto al dato esistenziale, La misura del farmaco
risulta un libro di immediata lettura, aperto a coloro che esigono dai
grandi libri del passato e del presente non dottrina ma prospettive
esistenziali, non semplici riflessioni astratte ma orientamenti per la
propria vita.
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